“Non sapevate che io devo occuparmi
delle
cose del Padre mio? ”.
Giuseppe e Maria, una coppia unica nel
suo genere, smarrirono Gesù. Nella vita personale, di coppia, di famiglia, di
comunità può capitare di smarrire Gesù.
Qual è stato il motivo per cui Maria e
Giuseppe smarrirono Gesù: la distrazione, non si resero conto dell’assenza di
Gesù, “credendo che Egli si trovasse nella comitiva, fecero una giornata di
cammino, poi Lo cercarono tra i parenti e i conoscenti” (Lc 2,41-44).
Pensiamo al grande dolore che hanno
provato entrambi, quando si resero conto di aver smarrito il Signore, il Figlio
di Dio, loro affidato. Hanno vissuto tre giorni di angoscia, nemmeno di notte
trovavano riposo, restavano svegli, con il cuore infranto ai piedi
dell’Onnipotente, si chiedevano come fosse potuto accadere… per una
distrazione!
Spesso si sente dire: “Al Signore ci
pensa mia moglie”; “ c’è mio marito che prega per me”; “C’è mia madre che prega
per me”; “c’è la Comunità, che prega”, “c’è la Chiesa che prega”. Certamente,
ed è cosa buona, ma non puoi porre l’attenzione altrove, credendo che al
Signore ci deve pensare l’altro e non tu in prima persona.
Gesù era stato affidato a Giuseppe e a
Maria, entrambi e singolarmente furono responsabili del Suo smarrimento.
Certamente fu permissione di Dio, Maria e Giuseppe, angosciati, si diedero da
fare a cercarlo, l’una Lo andò a cercare nella carovana delle donne, l’altro
nella carovana degli uomini, tutti e due erano soli a cercare di qua e di là,
fintanto che poi Lo trovarono nel tempio, seduto tra i dottori. Al
vederLo restarono stupiti e sua madre gli disse: “Figlio, perché ci hai fatto
così? Ecco, tuo padre ed io, angosciati, ti cercavamo”. Ed egli rispose:
“Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre
mio? ”. Ma essi non compresero le sue parole e il loro dolore sembra non
trovare riscontro in esse. Quando si smarrisce Gesù, si capisce che in quel
preciso momento non lo puoi trovare nei servizi, negli impegni, nelle cariche,
Lo puoi trova solo nelle cose del Padre suo, quindi in un ambito di sacralità,
di preghiera, in un ambito d’incontro con i dottori del tempio. La ricerca ha
un punto, possiamo dire nevralgico, di attesa, un’attesa che si fa
preghiera. Gesù, nella sua risposta ai
genitori, ci indica la strada, anzi l’autostrada, la via diretta per cercare e
trovare Lui: se Lo smarriamo, Lo troviamo “nelle cose del Padre mio”.
Bisogna rinunciare, quindi, a fare altre
ricerche, a cercare altrove, cerchiamo e troviamo Gesù nelle cose del Padre,
ossia nelle cose di vita eterna, nelle cose di grazia, nelle cose sacre, nelle
cose che riguardano l’Eterno Padre che ti dà il Figlio Eterno. E’ nel cuore
dell’Eterno Padre, nel cuore della paternità divina, da cui ogni paternità in
cielo e in terra trova origine, trovi Gesù. E così in questa ricerca della
paternità divina Giuseppe riscopre la sua paternità umana e Maria riscopre, nel
dolore, la sua maternità terrena. E’ un nuovo parto per Maria, è un nuovo
essere sposo e padre per Giuseppe.
Questa ricerca, se pur per un verso dolorosa, ci spinge ad andare
direttamente a trovare Gesù nelle cose del Padre suo, espresse nel Padre
nostro. Le cose del Padre suo sono quindi i cieli e i cieli dei cieli,
l’Infinito, l’Eterno, la benedizione, la santificazione, la venuta del Suo
Regno dentro di me, dentro di te, tra di noi, sulle nostre concupiscenze, sulle
nostre vulnerabilità, facendo la Sua Volontà, chiedendo a Lui il perdono, così
come noi perdoniamo, supplicandoLo di allontanarci dalla tentazione, di
liberarci dal peccato e dal maligno. Troviamo e incontriamo il Signore nella
preghiera, così come ci ha insegnato Gesù.
Devo essere, allora, delle cose del
Padre mio, vale a dire di Colui che dà un senso a tutta quanta la creazione, a
tutta la mia vita e da qui scaturisce l’obbedienza filiale, a imitazione di Gesù,
che obbedì fino alla morte e alla morte di croce e dona tutto Se stesso per
noi.
Allora attenti a non trascurare
l’incontro con il Signore, non delegare ad altri la preghiera. La preghiera
deve essere personale e comunitaria. La preghiera comunitaria sia sempre
preceduta, per quanto possibile, dalla preghiera personale, perché la preghiera
personale abilita a quella comunitaria. La preghiera personale non scardina
quella comunitaria né quella comunitaria scardina quella personale: l’una e
l’altra partecipano dell’unico dono di Dio, quello della comunione nello
Spirito Santo, personale e comunitario, con i fratelli. Ogni preghiera poi deve
rispecchiare il canone magistrale del Padre Nostro, laddove i due aspetti,
personale e comunitario, sono presenti. Preghiamo gli uni per gli altri, ma
incontriamo personalmente il Signore nella preghiera, mai disertare gli
incontri!
Anche noi, come i genitori di Gesù,
cercheremo Gesù e non ci arrenderemo fintanto che non L’avremo trovato.
Lo possiamo trovare con il pane
dell’Eucarestia, con il pane dei poveri, con il pane del perdono.
Lo troviamo amando, perdonando e
tenendoci lontani dal male, è la regola d’oro di ogni cristiano: “Allontanati
dal male e fa’ il bene”.
Alcuni spunti di riflessione tratti dalle
sbobinazioni della meditazione di Padre Giuseppe 19 marzo 2012.