NEI BAMBINI LA SALVEZZA
La luce che splende nelle
tenebre, che splende per dare la vita e per portare la vita, sia la stessa luce
che invochiamo per il cuore di queste mamme che pensano di liberarsi della
vita, procurando non solo la morte del bimbo, ma anche la morte spirituale
della loro anima.
La Madre di Gesù e San Giuseppe si meravigliavano delle parole che Simeone aveva detto di loro e del Bambino: ”Egli è un segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori”: di fronte a Gesù, di fronte al Cuore Immacolato di Maria si svelano i pensieri di molti cuori; la spada che trafigge il Cuore Immacolato di Maria è certamente la croce, una croce che è un segno di contraddizione, un segno posto in mezzo alla storia, alle genti.
Un segno di contraddizione è posto proprio dall’albero della vita, al di qua o al di là dell’albero della croce: “o con Me, o contro di Me”. Nello stesso modo, al di qua e al di là della croce erano i due ladroni, uno però riconobbe e supplicò il Signore, l’altro no.
Simeone afferma: “Ora lascia, o
Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola, perché i miei
occhi hanno visto la tua salvezza”: la salvezza non è una cosa astratta,
è un Bambino, la salvezza è Gesù! E se Gesù Bambino è salvezza, in Gesù
Bambino tutti i bambini diventano salvezza per i loro genitori e per
coloro che gestiscono la vita. Ogni bambino diventa insieme con Gesù luce
per illuminare le genti. Ogni natività è una luce che illumina le genti:
ogni bambino diventa gloria della famiglia e gloria del proprio popolo. E'
necessaria l’offerta al Signore di ogni bambino, come hanno fatto Giuseppe e
Maria, perché da Dio vengono e a Dio devono tornare, perché i figli
appartengono a Lui, sono una cosa grande, straordinaria, d’infinita meraviglia.
I papà e le mamme sanno cosa sia un figlio perché costa sacrifici, sangue,
lacrime, cosi' come noi stessi siamo costati lacrime e sangue a Gesù nostro
Signore, che pure non è padre secondo la carne, ma ci ha generati veramente
più di tutti i papà e le mamme messi insieme, perche' come il pellicano fa con
i suoi figli, ci ha nutriti col suo stesso sangue. Alle volte, invece, sono i
figli che devono dare ai genitori, e Dio voglia che ci siano figli, come Gesù
nel tempio, che pronuncino le sue parole: “non sapevate che devo occuparmi
delle cose del Padre mio?” e così aprire loro gli occhi!
Perché
i figli sono di Dio, e quando un bambino, un giovane si volgono a Dio, fanno la
cosa più naturale, più vera che ci sia sulla faccia della terra! E noi, che
abbiamo una visione di fede, comprendiamo che le cose stanno proprio così:
“lasciate che i bimbi vengano a Me, disse il Signore, non impeditelo loro!”. Abbiamo
noi il senso profondo di questo dono che il Signore ci ha fatto, di vivere in
una famiglia che non si interessa solamente del cibo o della sistemazione, ma
della visione soprannaturale della nostra vita, dell’insegnamento della via che
conduce al Cielo, della spinta a migliorarci, a cambiarci, a rinnovarci nei
propositi santi del Signore? C’è molto da imparare dalla vita nascente,
considerata dal punto di vista naturale, ma ancora di più da quello
soprannaturale; dobbiamo considerare un figlio che si avvicina a Dio come una
ricchezza incommensurabile per tutti noi, nello stesso modo in cui un figlio
che si allontana da Dio va considerato una perdita grandissima. Guardiamo
ogni vita nascente alla luce della salvezza, conduciamo ogni vita nascente
sulla via dei comandamenti del Signore, e se veramente abbiamo sperimentato
quanto sia dolce, vero, giusto, buono, seguire il Signore, facciamolo! Se
abbiamo sperimentato la ricchezza della Grazia del Signore Nostro Gesù Cristo,
rendiamola attuale con senso di responsabilità, a partire proprio da questa
vita nascente, da questi bimbi, sia nell'ambito naturale, ma ancora di più in
quello soprannaturale.
Non fermiamoci solamente a fornire loro il vestito il pane
materiale, la stessa istruzione, che pure sono importanti, non dimentichiamoci
della cosa più importante: questi figli vengono a contatto con noi, come il
vecchio Simeone, in essi dobbiamo vedere la salvezza di Dio, non dobbiamo
partire da questo mondo senza vedere la salvezza di questi nostri figlioli con
cui siamo venuti a contatto. Non abbandoniamo i piccoli a se stessi,
conduciamoli al Signore! Educhiamoli al comandamento dell’amore, allontaniamoli
dal comandamento funesto dell’odio che è sacrificio a Satana, che è morte,
tenebra, aborto, omicidio, eutanasia. Mettiamo la nostra vita come quella del
vecchio Simeone a servizio del Signore, aspettando che la sua parola si
concretizzi. E alla fine dei nostri giorni potremo andare in pace perché
abbiamo visto la salvezza fatta carne in ogni bimbo, in ogni situazione di vita
che ci è stata affidata e che abbiamo incontrato sul nostro cammino.
Noi, come Opera, di questi bimbi ne abbiamo visti tanti e ne vedremo ancora: nessuno li dimentichi, ciascuno di noi li raggiunga con la preghiera, se non ci è dato di poterli raggiungere fisicamente, nessuno di noi li abbandoni a se stessi. Impariamo a guardare oltre e a vedere la salvezza in ciascuno di loro, per ciascuno di loro. Chiudendo gli occhi dobbiamo vedere questa luce: la luce della salvezza di quelli che ci sono passati accanto, affidati, posti tra le braccia. Morendo dobbiamo poter dire: “ora lascia che il tuo servo vada in pace perché ho visto la salvezza di tutti questi bambini!”. Sono vere le parole del Santo Padre: "ogni bambino che nasce è salvezza dell’umanità, perché impedisce all’umanità di estinguersi, di cadere nel nulla. Ogni bambino che nasce è salvezza dell’umanità".
Padre Giuseppe