Il primo Novembre la Chiesa celebra la festa di tutti
i santi, un giorno speciale per delle persone davvero speciali! Quale il
motivo di tanta notorietà, che per alcuni ha una risonanza mondiale? Perché li
guardiamo con ammirazione? Perché al solo ricordo si apre il nostro cuore alla
speranza?
Chi sono? Sono senza dubbio persone come noi ma si sono
contraddistinte perché hanno colto pienamente l’essenza della nostra vocazione
battesimale: quella di essere Figli di Dio, e come tali si sono sforzati di
comportarsi. Pur nella piena consapevolezza della loro pochezza e fragilità,
hanno adempiuto pienamente la Volontà del Signore
: “Questa,infatti, è la volontà di Dio, la vostra santificazione” (1Ts 4,3).
Sono gli eroi di tutti i tempi, che riescono a mantenere viva la
loro memoria storica non con un semplice ricordo, come accade per le grandi
personalità della cultura, della politica, dello spettacolo, ma con l’essere
veramente vivi: perché Dio “non è il Dio dei morti, ma dei viventi” (cfr. Mt 22,32). Vivi e realmente presenti, sono per noi
potenti intercessori presso il Signore. In loro però non troviamo solo degli
intercessori, ma soprattutto dei modelli da imitare, che ci ricordano che la
santità non è un’utopia o una prerogativa di pochi, ma è per tutti una meta da
raggiungere, perché il Signore stesso ci ha detto: “Sarete santi, perché io
sono Santo” (I pt 1,16) La loro non è stata una consapevolezza
solo ideale ma concreta, avendo preso alla lettera il comando del Signore. S.
Gerardo Maiella volendo intraprendere un cammino di consacrazione, così scrisse
alla madre “…Vado a farmi santo”, un progetto di vita ricevuto,
accolto e assolutamente da realizzare per vivere pienamente da figli,
infinitamente amati da un così tenero Padre. Alla base c’è l’umiltà di
riconoscersi piccoli, proprio “come i bambini” (cfr.Mt 18,3), assolutamente bisognosi, totalmente
abbandonati e sottomessi alla “pedagogia di Dio”. Da bravi scolaretti hanno
guardato al “Maestro” “che ci ha dato l’esempio: “ Imparate da me che sono
mite e umile di cuore” (Mt
11,29). Tutta
la loro vita è stato un “continuo stare con Gesù”, maturando in loro gli
stessi Suoi sentimenti: “ chi dice di dimorare in Cristo deve comportarsi
come lui si è comportato” (I Gv
2,6).
I santi si sono adoperati perché in essi si compisse pienamente il progetto
affidato
loro dal Signore, nella varietà dei carismi, compiendo
anche le azioni più ordinarie della quotidianità in maniera straordinaria,
perché arricchite di sentimenti di bontà, di mansuetudine, di amabilità, di
tenerezza, di compassione, di misericordia, di pazienza, di spirito di
sacrificio, sfidando qualsiasi mortificazione e qualsiasi contrarietà da parte
dei fratelli con l’arma dell’Amore. Sì,
hanno capito che la “perfezione a cui ci chiama il Signore” (Mt5,48) è l’“Amore”
e “nessuno ha un amore più grande: dare la vita per i suoi amici” (Gv 15,13). E’
dall’alto della Croce che noi abbiamo ricevuto la vita, dalla Croce, che è il
ponte tra la terra e il cielo, è salito il prezzo del nostro riscatto ed è
disceso il dono della resurrezione che il Signore vuole dare a tutti i suoi
Figli. Con questa presa di coscienza i Santi hanno accolto l’invito di
Gesù: “Se qualcuno vuole venire dietro a me,
rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua” (Mt 16,24). “Chi
vorrà salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per
me, la salverà”(Lc 9,24). I nostri carissimi “amici” hanno capito pienamente la preziosità della sofferenza che ci
rende conformi a Gesù, hanno fatto proprio il Suo anelito “questa è la
volontà di colui che mi ha mandato, che io non perda nulla di quanto egli mi ha
dato…” (Gv 6,38). La carità più grande che ci
hanno fatto i santi è stata quella di lasciar morire se stessi, il proprio io,
sostituendolo con quello di Dio, offrendo le loro sofferenze, le loro piccole e
grandi mortificazioni per la nostra conversione. Tra i tanti, un esempio eroico
e al contempo tenerissimo, l’abbiamo ricevuto dai piccoli
Giacinta e Francesco, i pastorelli di Fatima, che accogliendo l’invito della Madonna,
hanno offerto le loro
sofferenze per la
conversione dei peccatori: “ Se tu venissi con me! – diceva la piccola
Giacinta a Lucia, dovendo andare in ospedale - Quel che mi costa è andarci
senza di te! Magari, l’ospedale è una casa molto scura, dove non si vede
niente, e io me ne sto lì a soffrire tutta sola! Ma non mi importa: soffro
per amore del Signore, in riparazione del Cuore Immacolato di Maria, per la
conversione dei peccatori e per il Santo Padre”. I santi con impegno e con
perseveranza hanno accompagnato Gesù dalla predicazione al Calvario, un
percorso pieno di ostacoli, non senza cadute, perché “stretta ed angusta è
la via che conduce alla vita” (cfr. Mt 7,13). “Ma se, facendo il bene,
sopporterete con pazienza la sofferenza, ciò sarà gradito davanti a Dio. A
questo, infatti, siete stati chiamati, perché anche Cristo patì per voi,
lasciandovi un esempio, perché ne seguiate le orme… Egli portò i nostri peccati
nel suo corpo sul legno della croce” (I Pt 2,20). Spesso
ci tuffiamo nell’attivismo, dando il massimo di noi stessi nell’organizzare,
pianificare incontri, nel preparare conferenze, cercando mille espedienti e
mille idee nelle nostre programmazioni apostoliche, certamente anche queste
servono per l’annuncio, perché è sempre il Signore che “suscita in noi il
volere e l’operare secondo il suo disegno d’amore” (cfr. Fil 2,13), ma è necessario affiancare
all’operatività un’intensa vita di preghiera, di grazia, che è comunione intima
con Gesù Salvatore, perché come ben ci ricorda S. Paolo “io ho piantato,
Apollo ha irrigato, ma era Dio che faceva crescere” (I Cor 3,6). I santi, come S. Tommaso, S.
Agostino…, hanno scritto per noi sublimi trattati teologici, cogliendo le
verità di fede ai piedi del Crocifisso. Hanno parlato a noi non con la
potenza intellettuale e con la sublimità del linguaggio, ma con la potenza
dello Spirito, “con la stoltezza e la debolezza della Croce“ (cfr I Cor
1,17ss), consapevoli che “la conoscenza
riempie di orgoglio, mentre l’amore edifica” (cfr. I Cor 8,1) e santifica.
Senza esitare, come Maria, anche loro hanno creduto alle parole dell’Angelo: ”Nulla
è impossibile a Dio”, sfidando i limiti e i confini della scienza con la
forza di Dio, “in verità, in verità vi dico: anche chi crede in me, compirà
le opere che io compio e ne farà di più grandi”, “ se rimanete in me e le mie
parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato” (cfr. Gv 14,12; Gv15,7). Hanno
operato miracoli grazie alla fede nella misericordia di Dio, nella Sua
tenerezza, nella Sua compassione, nel Suo amore infinito ed eterno. Hanno osato
chiedere e sperare contro ogni speranza, sorretti dalle Sue parole: “chiedete
e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque
chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto” (Lc 11,9). La piena fiducia è per loro la
porta d’accesso al cuore magnanimo del Padre. Nell’anno della fede ci sono
stati additati come esempi luminosi, perché possano essere per noi un ulteriore
stimolo ad orientare sempre il nostro sguardo interiore in alto, al “Centro”,
al cuore della fede: all’Amore. L’amore comporta sacrificio, ma non
dimentichiamo che Gesù risorto porta i segni della passione ed anche per noi
senza la “morte” non può esserci resurrezione. Non temiamo però, perché se portiamo la croce, la Croce
stessa ci porterà al Padre,
Anche
per noi, come lo è stato per loro, la parola d’ordine sia: “Io credo”, per
costruire il nostro edificio spirituale sulla “Roccia”, con l’oro della carità
e le pietre preziose della sofferenza. Siamo consapevoli che la vita è un
percorso ad ostacoli, un “Calvario” ma “se non desistiamo a suo tempo
mieteremo”, “tutto possiamo in Colui che ci dà la forza” (cfr.Fil 4,13). S.
Paolo, l’apostolo della “debolezza di Dio”, così esprime la sua buona volontà:
“Non ho certo raggiunto la mèta, non sono arrivato alla perfezione; ma mi
sforzo di correre per conquistarla, perché anch’io sono stato conquistato da
Cristo Gesù. Fratelli, io non ritengo ancora di averla conquistata. So soltanto
questo: dimenticando ciò che mi sta alle spalle e proteso verso ciò che mi sta di
fronte, corro verso la mèta, al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in
Cristo Gesù” (
Fil 3,12). S.
Gerardo, che ha già conquistato il “premio”, ci esorta: “Non abbiate paura
di farvi santi. Dio vi offre ogni giorno un’occasione favorevole. Per farvi
santi è necessario avere Dio presente in tutto ciò che dite e fate, ed essere
sempre uniti con lui. Molti si preoccupano di fare molte cose. Seguite il
mio esempio: Io ho cercato di fare solo la volontà di Dio. Ho camminato sott’acqua
e sotto vento! Grande cosa è la volontà di Dio! Tesoro nascosto e senza prezzo;
essa vale quanto vale Dio! Amate assai Dio. Fate tutto per Dio. Amate tutto e
tutti in Dio. Soffrite per amore e per Dio. L’unico vostro padrone sia Gesù
Cristo: servitelo per amore ed obbedite a Lui sempre. Egli vi premierà
abbondantemente. Fede ci vuole per amare Dio. Chi manca di Fede manca a Dio.
Risolvetevi a vivere ed a morire impastati di fede. Solo Dio può darvi la
pace. Quando mai il mondo ha saziato il cuore umano? Vi posso assicurare che
Dio vuol bene a tutti voi perché Egli sa quanto vi stimo. Con tutte le forze io
vi invito a correre nell’immensità del nostro caro Dio. Vi
benedico. Arrivederci in Paradiso”
(dagli Scritti Spirituali).
Sorella Elisabetta
“se,
infatti, siamo stati intimamente uniti a lui a somiglianza della sua morte, lo
saremo anche a somiglianza della sua risurrezione” (Rm 6,5).