DANIMARCA: 19ENNE IN COMA, I MEDICI STAVANO PER ESPIANTARLE GLI ORGANI, MA LEI SI E' RISVEGLIATA
di Giorgio Gibertini Jolly
"Carina non ne voleva proprio sapere di morire. La 19enne era in coma, ma quando i medici stavano per dichiarare la sua morte cerebrale, decidendo di "staccare la spina" per espiantarle gli organi, lei si è risvegliata. E pensare che l'ospedale danese aveva già cominciato a prepararla per portarla in sala operatoria, con il consenso dei suoi familiari che avevano concordato con i medici di far cessare il supporto vitale e di spegnere quel respiratore che la teneva in vita. Carina Melchior alla vita è rimasta aggrappata con le unghie e con i denti dopo un gravissimo incidente stradale. Oggi è in fase di recupero, cammina, parla e per il futuro ha le idee chiarissime: «Voglio fare la graphic designer e tornare a montare il mio cavallo, Mathilda, come si deve».
Ma
la sua storia colpisce al cuore l'intera Danimarca che s'interroga sulle responsabilità dei medici e della
struttura ospedaliera di Aarhus (seconda città del Paese) che stavano per
dichiarare la morte cerebrale un attimo prima che la ragazza si svegliasse. E i
quesiti, i timori, l'impatto sull'opinione pubblica è stato tale da indurre il
governo danese a rivedere le linee guida che regolano i trattamenti di
fine-vita. «La ragazza che non voleva morire» è il titolo di un documentario
che racconta la storia di Carina: nell'ottobre dell'anno scorso – riferisce il
Daily Mail – il devastante scontro con la sua auto. Dalle lamiere era stato
estratto un corpo dilaniato con pochissime speranze di sopravvivenza. Per tre
giorni i genitori avevano sperato, poi la sua attività cerebrale aveva
cominciato a rallentare facendo prevedere il peggio. È a quel punto che i medici
hanno contattato la famiglia, hanno illustrato loro la situazione paventando la
morte cerebrale di Carina (ma senza dichiararla in quel momento). A quel punto
la famiglia acconsentì alla donazione degli organi. «Quei banditi in camice
bianco avevano rinunciato troppo in fretta perché volevano un donatore», ha detto, pieno di rabbia, il padre di
Carina, Kim, al giornale danese Ekstra Bladet".
Carina oggi vive. Che cosa sarebbe successo se i medici avessero affrettato i
tempi, o se il padre di Carina si fosse chiamato Peppino Englaro? Che cosa
sarebbe successo se Carina avesse firmato le Dichiarazioni Anticipate di Trattamento
sentenziando, di propria mano, la sua morte?
Che cosa sarebbe successo se ...??? Non è sciacallaggio, è realtà. Ora Carina è
qui, con la sua vita, con i suoi desideri, col suo buongiorno e il nostro buongiorno.
Da Basta Bugie n.269 del 2 novembre 2012
Per i lettori cibernetici sulle inquietanti problematiche connesse con il tema della morte cerebrale, consigliamo di vedere il video con l'intervento del prof. Roberto De Mattei al congresso internazionale: "I segni della vita. La morte cerebrale è ancora vita?" organizzato a Roma il 19 febbraio 2009 dall'Associazione Famiglia Domani.