È caratteristico della natura umana cercare di superare i propri limiti, migliorarsi, sforzarsi di far meglio, in alcuni casi mettersi alla prova sfidando se stessi fino al limite delle forze e capacità sia fisiche che intellettuali. Si può pensare alla forza di volontà ed allo spirito di sacrificio di un atleta che si allena per le olimpiadi o per battere un record, a uno scalatore che stringe i denti e, incurante della fatica e del pericolo, raggiunge vette altissime, ad uno scienziato, un ricercatore che sacrifica anche le ore del riposo o i giorni delle ferie pur di portare avanti uno studio, una ricerca che può rappresentare una svolta importante per la vita dell’intera umanità.
In realtà non occorre pensare ad esempi eclatanti, perché intorno a noi ci sono tanti uomini e donne ai quali Dio, attraverso le circostanze della vita, chiede ogni giorno un atto di fede e di speranza ed essi rispondono generosamente alla “sfida“ tenacemente animati dalla forza di riuscire ad andare oltre gli eventi e senza mai chiudere lo sguardo su una prospettiva positiva delle cose, contro tutto e nonostante tutto. Non si tratta di testardo spirito di contraddizione, di cecità o di vana illusione, ma una tale forza può essere solo saldamente radicata nella fede in Colui che è il creatore di tutte le cose visibili ed invisibili, il sommo bene, l’amore misericordioso, Dio che, per dirla con le parole di Alessandro Manzoni ne I Promessi Sposi, “ non turba mai la gioia dei suoi figli se non per darne loro una più certa e più grande “.
Tante sono le avversità nella vita, piccole e grandi croci occasionali o quotidiane: incomprensioni, rapporti interpersonali difficili, problemi economici o di lavoro, malattie, lutti, calamità naturali. Se ci fermassimo smarriti e sfiduciati di fronte a tutte queste dolorose circostanze rischieremmo di finire completamente travolti dalla furia degli eventi ed il nostro spirito annegherebbe in un mare di disperazione. “ Anche la Speme, / ultima Dea, fugge i sepolcri; e involve / tutte cose l’oblio nella sua notte; / e una forza operosa le affatica / di moto in moto; e l’uomo e le sue tombe / e l’estreme sembianze e le reliquie / della terra e del ciel traveste il tempo “, si legge nei Sepolcri (vv. 16-22) di Ugo Foscolo. Ma il cristiano non può accettare una visione puramente materialistica e meccanicistica delle cose, della vita e della morte: è chiamato a vivere e a testimoniare la vittoria ed il trionfo di Gesù Cristo sulla morte e la sua gloriosa resurrezione. “ La fede è il fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono “ ( Eb 11,1 ). Ed inoltre ogni cristiano deve essere pronto a rispondere a rendere ragione della speranza che è in lui ( cfr. 1 Pt,15 ).
Se ci limitassimo solo a lamentarci per tutto ciò che ci accade e non corrisponde alle nostre aspettative, pretese o alla nostra volontà e ci soffermassimo solo all’esperienza in sé, vivremmo solo frustrazione, insoddisfazione, sterile ribellione. “Accetta quanto ti capita, sii paziente nelle vicende dolorose, perché con il fuoco si prova l’oro e gli uomini bene accetti nel crogiuolo del dolore. Affidati a lui ed egli ti aiuterà, segui la retta via e spera in lui “.( Sir 2,4-6 ) Ne L’infinito di Giacomo Leopardi il poeta va con lo sguardo e col cuore oltre la siepe che gli impedisce materialmente di vedere l’orizzonte lontano, raffigurandosi nel pensiero “ interminati / spazi di là da quella, e sovrumani / silenzi, e profondissima quiete “ ( vv. 4-6 ). Così si allarga la prospettiva, oltre il limite oggettivo che rende prigioniero il nostro essere che è fatto invece per l’infinito e l’eterno. Similmente nella poesia Maestrale di Eugenio Montale: “ Sotto l’azzurro fitto / del cielo qualche uccello / di mare se ne va; / né sosta mai, / perché tutte le immagini / portano scritto: più in là “. Non sempre capiamo il senso della sofferenza, delle avversità e del dolore, ma la verità ultima è che queste circostanze, che umanamente tendiamo a rifiutare, ci sono date per insegnarci ad andare oltre, più in là e ci sollecitano a non scambiare l’essenziale con il transitorio. Nei Vangeli si legge: “ La donna quando partorisce è afflitta perché è giunta la sua ora; ma quando ha dato alla luce il bambino non si ricorda più dell’afflizione per la gioia che è venuto al mondo un uomo. Così anche voi, ora siete nella tristezza; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno vi potrà togliere la vostra gioia. In quel giorno non mi domanderete più nulla “. ( Gv 16,21-23 ) “ Beati gli afflitti, perché saranno consolati “. ( Mt 5,4 ) “ Venite a me, voi tutti che siete affaticati ed oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me che sono mite ed umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero “.( Mt 11,28-30 )
Nel momento della prova il nostro dolore diventi offerta al Signore per sua maggior gloria, perché venga il suo regno nei nostri cuori e sia fatta la sua volontà, cioè si realizzi il suo disegno sulla nostra vita, il compito per cui siamo a questo mondo. “ Il Signore è vicino a chi ha il cuore ferito, egli salva gli spiriti affranti “. ( Sal 33,19 ) Dopo tutte le nostre traversie ci conceda di dire come Paolo: “ Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede “ ( 2 Tm,7 ). Non ho ceduto alla tentazione di abbandonarmi allo sconforto in balia degli eventi. Ho allargato lo sguardo guardando lontano ed ho continuato a correre perché Tu eri e sei sempre con me. La mia speranza non è stata delusa Antonella Palomba