Meditiamo insieme

 

 

 

 

 

 

E giunsero a Gerico. E mentre partiva da Gerico insieme ai discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. 4Costui, al sentire che c’era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: “Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me! ”Molti lo sgridavano per farlo tacere, ma egli gridava più forte: “Figlio di Davide, abbi pietà di me! ”.

       Allora Gesù si fermò e disse: “Chiamatelo! ”. E chiamarono il cieco dicendogli: “Coraggio! Alzati, ti chiama! ”.  Egli, gettato via il mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. Allora Gesù gli disse: “Che vuoi che io ti faccia? ”. E il cieco a lui: “Rabbunì, che io riabbia la vista! ”. E Gesù gli disse: “Và, la tua fede ti ha salvato”. E subito riacquistò la vista e prese a seguirlo per la strada.

                                                                                      Mc 10,46-52

 

Tra i titoli dati a Gesù spiccano quelli di Figlio dell’uomo, Figlio di Dio, Figlio di David.  Gesù è il Figlio per eccellenza, per antonomasia: è Colui che esce dal seno del Padre, è Colui che scaturisce dal seno dell’uomo, è Colui che nasce dal seno stesso della storia d’Israele.

Si fa per noi modello, esempio, se vogliamo essere figli come Lui: figli dell’uomo, ma nel Figlio di Dio, in Colui che fa la volontà del Padre.

Nel brano in questione il cieco Bartimeo chiede a Gesù, figlio di Davide, di riavere la vista. Gesù per tutta risposta gli dice: - La tua fede ti ha salvato. La fede in Gesù permette al cieco non solo di recuperare la vista ma gli dona la salvezza, è la luce che lo salva e svela ai suoi occhi il Figlio di Dio. In fondo Bartimeo non ha chiara che cosa sia la vera fede nel Figlio di Dio, ma considera Gesù come discendente di David, come il Messia, come Colui che, figlio di David, deve restaurare l’Israele. Bartimeo nella sua mente e nel suo cuore collega Gesù a tutta la tradizione giudaica, e vede in Gesù il Re che avrà un regno senza fine.  E’ l’erede di quella promessa fatta da Natan a David: Io stabilirò la tua discendenza dopo di te, per cui la tua casa durerà in eterno, durerà per sempre. Vede realizzarsi in Gesù di Nazareth che passa, la profezia sulla casa di David. La potenza della fede in Gesù permette a Bartimeo di fare il salto dal naturale al sopranaturale e di riconoscere nel figlio di Davide il Figlio di Dio: - La tua fede ti ha salvato! Gesù mette firma all’autenticità della fede di Bartimeo compiendo il miracolo!

Per capire questa professione di fede bisogna che partiamo da Genesi 49,10, là dove si parla proprio della profezia sulla casa di David: non sarà tolto lo scettro da Giuda, né il bastone di comando dai suoi piedi, finché non verrà Colui a cui esso appartiene e a cui è dovuta l’obbedienza di tutti i popoli. Questa profezia antichissima conduce a Gesù, Figlio di Davide, che si presenta anche come “Signore” in Mc 12,35-37:

 

Gesù continuava a parlare, insegnando nel tempio: “Come mai dicono gli scribi che il Messia è figlio di Davide? Davide stesso infatti ha detto, mosso dallo Spirito Santo:

             Disse il Signore al mio Signore:

        Siedi alla mia destra,

        Finché io ponga i tuoi nemici

        come sgabello ai tuoi piedi.

Davide stesso lo chiama Signore: come dunque può essere suo figlio? ”. E la numerosa folla lo ascoltava volentieri.

 

Gesù invita i suoi interlocutori ad andare oltre il Figlio dell’uomo, per vedere il Figlio di Dio, ad andare oltre il Figlio di Davide per vedere il Kyrios, il Signore. Allora questa tradizione del Messia, di Jeshouà, il Salvatore, questa tradizione del Figlio dell’uomo, del Figlio di Dio, del Figlio di Davide, fa sì che la figura di Gesù sia contemplata da più parti: da un punto di vista storico (il Figlio di David); dal punto di vista sacerdotale, (Tu sei Sacerdote per sempre al modo di Melchisedek); dal punto di vista profetico (verrà un Profeta grande e chi non lo riconoscerà sarà radiato dal suo popolo). Chi dice la gente che sia il Figlio dell’uomo? Uno dei profeti.

 

E voi chi dite che io sia? Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente!Figlio dell’uomo: sulle nubi del cielo appare uno come Figlio d’uomo che riceve potere, potenza, onore, gloria, e tutti i popoli sono sottomessi a Lui (Dn7).  E’ una regalità che si esprime nel servizio, nella sottomissione alla fede, nell’amore, “il cui regno non avrà mai fine”.  Papa Benedetto XVI nel suo libro “Gesù di Nazareth”, dopo aver analizzato uno per uno i titoli dati al Signore Gesù, si ferma sui due titoli più importanti: quello di Figlio dell’uomo e quello di Figlio di Dio, per comprendere la duplice natura di Gesù: Figlio di Dio, Dio da Dio, Luce da luce, Dio vero da Dio vero, (Tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, Uios tou Teoù)! Ma questo Figlio di Dio è anche il Figlio dell’antropos, dell’uomo, nato da Maria Vergine. I titoli di Cristo, Messia, Figlio di Dio, Figlio dell’uomo, l’Atteso, il Salvatore, l’Emmanuel, confluiscono nell’unica figura: Colui che è, che era e che viene, Gesù nostro Signore.  E poi, ancora, gli attributi biblici di Dio sono applicati direttamente a Gesù, come nel caso del “Buon Pastore” in Ezechiele, ripreso da Giovanni cap. 10: - Io sono il Buon Pastore, perché non un angelo, non un messaggero qualunque, ma Jahvè stesso in persona scenderà a prendersi cura del suo gregge, Tutte le tradizioni confluiscono nella persona di Gesù, che è il Kyrios, il Figlio dell’eterno Padre. Papa Benedetto XVI ben approfondisce e spiega i titoli attribuiti a Gesù nel suo libro non solo dal punto di vista teologico ma anche dal punto di vista storico, filologico, esegetico, e in ultima istanza ci parla dell’Io sono, “Egò eimì”, il Nome sopra ogni altro nome applicato a Gesù Stesso.  Allora più si approfondisce la Scrittura, più siamo condotti verso la figura del Signore Nostro Gesù. Quando abbiamo intercettato finalmente la figura del Buon Pastore, Jahvè, che viene a visitare il suo popolo, con la figura del Figlio di Dio, Dio da Dio ( “tutto quello che è nelle mani del Padre mio è mio”, “tutto quello che è mio è nelle mani del Padre mio”, “Io e il Padre siamo Una ed Una sola cosa”), quando siam giunti alla conclusione spirituale, teologica, morale che Gesù è il Figlio di Dio, Dio da Dio, abbandoniamoci a Lui, facciamo, come ha fatto S.Tommaso ai piedi del Signore, la nostra professione di fede, perché Lo abbiamo visto con gli occhi della fede e diciamoGli: Signor mio e Dio mio, Verbo creatore, Dio creatore di tutte le cose, Unigenito del Padre, perché il Padre ha Uno ed un Unico Figlio.

 

Nessuno mai ha visto Dio, l’Unigenito Figlio, che è nel seno dell’invisibile Dio, Egli stesso ce l’ha mostrato: “Filippo, chi vede Me vede il Padre”. Egli è l’immagine dell’invisibile Dio, Primogenito di tutta la creazione, generato prima di tutta la creazione, generato e non creato, della stessa sostanza del Padre.  Impariamo a sostare, a contemplare, ad amare, impariamo anche a purificare la nostra coscienza. E se alle volte il Padre spirituale vi invita a fermarvi alla presenza del Signore per lasciarvi toccare dal Suo Spirito, dalla sua Parola, ascoltatelo, sostate e ricercate il Volto del Signore, andando al di là di quelle che sono le semplici apparenze, per entrare in contatto con: Lui: - “Di’ soltanto una parola, ed io sarò salvato”. Alle volte siamo troppo superficiali: impariamo a stare alla presenza del Signore senza tanti limiti, senza tante storie, cercando di portare alla memoria tutti gli insegnamenti che il Padre, che la Parola di Dio, che il Papa, che i Santi, ci hanno dato e che abbiamo dentro di noi. Alla presenza del Signore con la Sacra Scrittura o con il ricordo delle meditazioni, andiamo al di là delle apparenze per contattare il Suo Spirito, per inginocchiarsi ai piedi del Signore e dire con San Tommaso: ora Ti vedo, Signor mio e Dio mio, Verbo incarnato, Ti vedo, con gli occhi della fede! Chiunque avrà visto il Figlio e avrà creduto in Lui sarà salvo. Come possiamo vedere il Figlio se è morto 2000 anni fa?  Lo vediamo con gli occhi della fede, quel dono che Dio ci ha dato, che si fonda sulla ragione ma che va oltre e ci permette di percepire la presenza eucaristica del Signore, vale a dire Corpo, Sangue, Anima e Divinità. Tu non ne vedi il Volto ma percepisci la presenza di Dio, lo riconosci con gli occhi della fede, ti prostri a Lui e Gli dici: Signor mio e Dio mio, creatore di tutte le cose! Gli chiedi tutte le grazie per te, per gli altri, parenti, amici, conoscenti, ed Egli le elargisce perché Egli ama in modo particolare gli adoratori in Spirito e verità. Egli vuole che noi Lo adoriamo in Spirito e verità! Apriamo gli occhi della nostra mentre e del nostro cuore, e ai suoi piedi realmente diciamogli: - Signor mio e Dio mio.

 

E’ Gesù stesso che ci conduce per questa via, Egli vuole che andiamo oltre quello che i nostri sensi vedono, come mostra l’incontro con il giovane ricco: Gesù vuole che il giovane scopra la sua vera identità, e prima ancora di dirgli “ seguiMi”, vuole fargli scoprire con chi ha a che fare: -Perché Mi chiami buono? Se mi chiami buono ricordati che solo Dio è buono, quindi ricordati, o abbi presente, che stai di fronte a Dio, alla Bontà personificata. Questa dimensione divina, noi lo sappiamo, non fu manifestata se non alla fine, quando la testimonianza del Padre su di Lui fu perfetta, e fu inevitabile per rendere testimonianza alla Verità, ossia affermare di fronte al sommo sacerdote, di fronte a Pilato, di fronte a tutti, che Egli era veramente il Figlio di Dio.  

                                                                                  P.Giuseppe