In questo Natale poniamo la nostra attenzione
ad uno simbolo tanto diffuso in questo periodo: la
stella. La stella è nell’antico Oriente segno di un
Dio e di conseguenza di un re divinizzato. I
Profeti preannunciarono la venuta di un Re
potente e glorioso. Troviamo una prima profezia in
Genesi 49,10 “..non sarà tolto lo scettro da Giuda, né il bastone del comando tra i suoi piedi, finchè verrà colui al quale esso appartiene”. Giuda è uno figli di Giacobbe e fonderà una delle dodici tribù di Israele, la tribù di Giuda appunto. Questa profezia viene fatta agli albori della storia di Israele, circa 1700 anni prima di Cristo. Il Signore Gesù, il Messia, il Re dei re, il Signore dei signori, Colui che domina per mezzo dell’amore nei cuori, il cui trionfo terreno sta nel simbolo della croce, proprio Lui nascerà dalla stirpe di Giuda, sarà un giudeo.
Nel 500 a.C. un altro profeta, Michea, ne addita il luogo della nascita dicendo: “E tu, Betlemme di Efrata, così piccola per essere tra i capoluoghi di Giuda, da te mi uscirà Colui che deve essere il dominatore in Israele, le sue origini sono dall’antichità, dai giorni più remoti. Perciò Dio li metterà in potere altrui fino a quando colei che deve partorire partorirà; e il resto dei tuoi fratelli ritornerà ai figli di Israele. Egli starà là e pascerà con la forza del Signore, con la maestà del nome del Signore suo Dio. Abiteranno sicuri, perché egli sarà grande fino agli estremi confini della terra”( Mi 5,1-3). E ancora un altro profeta, Isaia, profetizza un evento straordinario: “ Il Signore stesso vi darà un segno. Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio che chiamerà Emmanuele”(Is 7,14) . E ancora Daniele nel capitolo 7, 13-14 parla della visione di un Figlio d’uomo, che nonostante Uomo, riceve tutti gli attributi divini :
“Ecco apparire, sulle nubi del cielo, uno simile ad un figlio di uomo, giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui, che gli diede potere, gloria e regno; tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano; il suo potere è un potere eterno che non tramonterà mai, e il suo regno è tale che non sarà mai distrutto”. Anche nei Salmi, e precisamente nel Salmo 2 si parla di un Bimbo che avrà in mano lo scettro di ferro per regnare sui popoli, sui re, sui potenti di questo mondo, e questo Bimbo sarà il Messia, il Salvatore. Tutte queste profezie sono collegate tra di loro dallo Spirito del Signore. E questa traccia del Messia parte dalla Genesi e finirà in Apocalisse con il trionfo. Troviamo in Numeri 24 un’altra profezia sul Messia, molto importante, quando infatti il popolo ebreo sta per passare dalla schiavitù egizia alla terra promessa, attraversando la terra prima dei Filistei e poi dei Cananei. Siamo circa verso il 1250 a.C. i re che si trovavano nell’attuale Palestina, guardano questa massa di gente che arriva dall’Egitto e ne hanno timore, allora non c’erano grandi regni, ma piccoli staterelli, piccole tribù. Il re di Moab, Balak, pensa di risolvere il problema facendo maledire il popolo di Israele per poterlo poi sconfiggere e scacciarlo dal paese, Si rivolge per questo a Balaam, figlio di Beor. Quante stranezze faceva la gente per liberarsi, per purificarsi, per ottenere i piaceri dal cielo, Mel Gibson ce ne dà un’idea nel sul film sui Maya.
Quanto dobbiamo ringraziare il Signore per l’amore che ci ha dato nel liberaci da tante schiavitù! Balaam, l’indovino pagano per tre volte cercherà di maledire il popolo di Israele ma, investito dallo Spirito del Signore, lo benedice e nella terza benedizione profetizza: “Io lo vedo, ma non ora, io lo contemplo, ma non da vicino: Una stella spunta da Giacobbe e uno scettro sorge da Israele….” (Nm 24,17).
Orbene queste profezie erano scritte su papiri, forse pergamene, e circolavano tra le mani dei più saggi di quel tempo. Giungono fino ai magi, sapienti dell’epoca di Gesù. Quasi un millennio era passato dalla profezia di Baalan, eppure i re magi del tempo di Gesù ne erano a conoscenza, perché erano sapienti, che facevano ricerche, raccoglievano papiri, tavolette, su cui era scritta la sapienza dell’epoca, ma soprattutto quello che veniva tramandato di generazione in generazione, nella memoria storica, la Tradizione, di cui la chiesa è ancora depositaria. Essi videro una stella di singolare splendore, strana nel suo movimento, perchè non si muoveva come le altre stelle, si muoveva in maniera tutta particolare: forse sarà stato qualche Angelo, sarà stato un preludio di quella meravigliosa realtà che vedremo quando Cristo Signore apparirà sulle nubi (Dn 7,14). I re magi videro quella luce di straordinario splendore e collegarono quel segno con la Sacra Scrittura. Essi non erano maghetti, nè astrologi ma sapienti che cercavano e si mossero alla luce della Parola di Dio, di quella profezia che avevano letto. Da Oriente andarono a Gerusalemme, entrarono nella reggia di Erode e gli domandarono: “ Dov’è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo”. La stella scompare a Gerusalemme, si fa black out su Gerusalemme, laddove la luce doveva splendere di più. Dove c’è cattiveria, allontanamento da Dio, la luce scompare non perché Dio non voglia che ci si converta ma perché vuole che la conversione nasca dal confronto con la verità, con la ragione, con l’incontro delle Scritture. Erode restò turbato alle parole dei Re Magi e, riuniti tutti i sapienti che aveva a sua disposizione, sommi sacerdoti, scribi, per interpretare le Scritture, cercò di sapere e seppe il luogo in cui sarebbe nato il Messia: Betlem di Giuda (…da te uscirà infatti un capo che pascerà il mio popolo, Israele). Gli Ebrei sapevano del Messia, conoscevano la profezia di Daniele ma non riconobbero il Messia nel Bimbo nato nell’umile stalla: quel Bimbo è proprio quell’Uomo, quell’Essere dall’aspetto umano di cui parla Daniele che riceve tutto il potere e che darà gloria a Israele, gloria non umana, non politica come gli stessi apostoli credevano prima della Resurrezione di Gesù. Ebbene questa gloria splende in un’umile stalla, a Betlemme di Giudea, come è scritto nelle Scritture. I Re magi volsero i loro passi su Betlemme, circa 10 chilometri da Gerusalemme. La stella, “che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finchè giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il Bambino. Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia. Entrarono nella casa e trovarono il Bambino con Maria, Sua Madre, e prostratisi Lo adorarono” (Mt 2, 9-11).
Chi si adora? “Adorerai il Signore Dio tuo, con tutto il cuore, l’anima, la mente e le forze” (Dt 6,4). E questo Bambino che è nato, di cui anche Erode dice: ”andrò ad adorarLo”, non è che Dio fatto carne, l’Atteso, il Messia, l’ Emmanuel, nato dalla Vergine, come aveva profetizzato Isaia “ecco la Vergine concepirà, e darà alla luce un Bimbo, che sarà chiamato L’Emmanuele, Dio-con-noi”. I re magi avevano sentore che quel Bambino aveva in Sé delle caratteristiche divine: “A vedere la stella i re magi provarono grande gioia”, quella stella che era scomparsa , riappare ancora come luce per i magi, per i giusti, per i retti di cuore. Quella luce è Cristo, è il Logos, è il Re dei re, il Signore dei signori, che accompagna tutti gli uomini di buona volontà e che amano la verità. Quella stella è chiaramente simbolo di quella luce che ci guida verso la grotta di Betlem, che è la Parola del Signore, “luce ai miei passi è la tua Parola”. Sulla scia luminosa della Parola di Dio dobbiamo porre i nostri passi. Ma quella Stella, ancora, è Maria Santissima, Stella luminosa che ci indica il cammino, la via verso Gesù, Stella della nuova evangelizzazione, che deve condurre i popoli dell’Europa e il popolo cristiano verso la grotta di Betlem, a riconoscere le radici cristiane della propria identità e a riscoprire il cammino umile e gioioso del Verbo di Dio, che viene a illuminare le tenebre di questo mondo.
Padre Giuseppe