Meditiamo insieme0

 

 

 

                           “ Ecco Io   

                      manderò un mio

                    messaggero a

                  preparare la via davanti a me e subito entrerà  nel suo tempio il Signore, che voi cercate; l’Angelo dell’Alleanza che voi sospirate, ecco viene, dice il Signore”(Ml.3,1).

 

 

 

 Anghelòs, da cui la parola “angelo”nella nostra lingua, è qui da intendersi nella sua accezione di “messaggero”.  Gesù, infatti, pur non essendo un angelo, è inviato come un angelo, entra come un inviato nel suo apparire umano, è il Messaggero di lieti annunzi, “Colui che viene nel nome del Signore”. Egli, apparendo nella sembianza umana, è un messaggero, una creatura, “ fatto poco meno degli angeli”, secondo la lettera agli Ebrei,  tuttavia, nella sua persona divina Egli è il Signore che entra nel suo tempio. Entra la luce nel tempio di Gerusalemme, perché il tempio di Gerusalemme è nelle tenebre. Una certa coltre, infatti, come dice anche San Paolo, era stesa sugli occhi e sulle menti degli Israeliti, popolo ereditario delle promesse,  ereditario della Parola del Signore, e di conseguenza depositario insieme a tutti gli altri popoli di quella eredità che Gesù è venuto a conquistare e a donare a tutti quanti noi. Questa luce, infatti, è per tutte le genti; non è solamente luce per quelli di Gerusalemme, “Luce per illuminare le genti”secondo la profezia di Simeone.

 La luce è la prima in ordine di creazione, e nel perdurare del tempo,  è quella che resisterà a tutte le altre evoluzioni. Anche di fronte ai buchi neri, là dove la luce si dice che non possa più uscire, quasi che fosse un inferno della materia. C’è qualcosa che tuttavia promana ancora da questi stessi “black hole” paradossalmente l’assenza della luce richiama luce. La luce ancora una volta rivela la presenza delle tenebre. Da questa immagine noi possiamo comprendere ancora la vittoria della luce sulle tenebre. Se provassimo ad alzare lo sguardo nella notte constateremmo che l’universo è buio, nonostante le miriadi e miriadi di stelle che dovrebbero renderlo luminoso. Nonostante l’apparente prevaricare delle tenebre sulla luce, è sufficiente comunque una piccola luce ad illuminare il tutto; le tenebre, infatti, non hanno vinto la luce né la possono vincere. A maggior ragione tutto ciò vale per il Cristo che è la luce del mondo. Entra nei cuori di quelli che Lo amano, entra attraverso le porte del cuore, degli occhi, degli orecchi, perché è  luce spirituale, non è semplicemente una luce che penetra visibilmente negli occhi simile a quella ondulatoria che ci circonda, ma è una luce che illumina la ragione, che ci fa veder chiaro su determinati modi di fare, su determinati modi di comportarci, su determinate risoluzioni di problemi, di interrogativi esistenziali. Questa luce che la stessa  ragione umana riconosce,

certamente non proviene dall’uomo naturale, ma proviene dallo Spirito, che è pure razionale. Lo Spirito, infatti, come un mare, come un fumo, come aria, rende partecipe l’uomo immerso in Lui, di quella razionalità che ha infusa in tutto l’Universo. Non c’è cosa che giri a vanvera, dalle più piccole alle più grandi, tutto ha un ordine razionale, un ordine sapiente che non potrebbe essere diverso senza incorrere nel caos. Di  conseguenza, essendo un cosmos, essendo una realtà ordinata, noi stessi abbiamo la possibilità di verificare questa realtà grazie ad un’innata adeguazione-intuizione filosofica e pure  di ordine matematico grazie a cui possiamo leggere le leggi con cui il Sapiente ha fatto tutto l’Universo. Una ragione più grande di noi, una ragione che ci allinea  verso l’unum, e in questo vertice splende la luce suprema dell’essere, dell’esistenza, ma ancora di più dell’Esistente. Questo principio noi Lo cogliamo proprio nel dinamismo interiore della nostra persona. Questo esistere, questa coscienza del nostro io, questa “ iità”, per così dire, ci mette in condizioni di conoscere e di capire che al di sopra di tutto ci dev’essere un Io che ha fatto di noi un “tu” e che ha fatto di noi degli alter-ego, degli altri “io”. Infatti ciascuno di noi potrebbe essere considerato un signore/a, un signorino/a, piccoli signori che relazionano tra di loro.

   Siamo dunque di fronte ad una fenomenologia universale che ci parla di  luce. In questa luce razionale posta a fondamento dell’universo, Gesù è venuto a portare una luce superiore, la luce soprannaturale dello Spirito, la luce dell’Evangelo di Dio, la luce soprannaturale della fede. Questa permette altresì di andare al di là, anzi di superare la luce razionale, la luce naturale, e di entrare nella luce soprannaturale che è Dio stesso. La fede, quale occhio luminoso e splendido, ci permette di contemplare, come tutto è stato fatto per amore e ci svela che Dio stesso è Amore, Padre amoroso. Questa Luce del mondo, Gesù,  è una Luce che va accolta, non viene imposta, è una luce che si diparte e si diffonde. “Bonum et verum diffusivum sui” per cui tutto ciò che è vero e buono si diffonde naturalmente, come la luce. Gesù stesso ha affermato che il suo Vangelo e la sua luce si sarebbero diffusi per tutta la terra, sino agli estremi confini.

  Tutti siamo chiamati ad essere teofori, portatori di luce divina in virtù del battesimo e ancora di più lo sono i consacrati per la nuova evangelizzazione e la “riconsacratio mundi”, affinché si realizzi la missione del Cristo : “ ricapitolare in Sé tutte le cose”.

Noi siamo mandati per illuminare le genti, siamo “Luce del mondo”, seguendo la missione del Cristo, “luce per illuminare le genti”in accordo con le parole profetiche del vecchio Simeone. I consacrati, dunque, sono proprio dei mandati, degli anghelòs, angeli inviati nel mondo, per illuminare, per annunziare la lieta novella, e per essere anche segno di contraddizione, perché ogni consacrato è chiamato ad esprimere nel mondo  il “santo disegno” di Dio, quello di “farci santi e immacolati al suo cospetto nell’Amore”(Ef.3,4). E’il sangue dell’Agnello che ci purifica e ci da vita.

Per noi che viviamo in comunità dell’ Opera sull’esempio di Maria Santissima,visitando le famiglie e accogliendo il Bambino ed ogni bambino, noi saremo come il vecchio Simeone, che gioirà alla presenza del Salvatore. Ci affidiamo quindi alla Madonna delle grazie, tanto venerata dal nostro caro Padre Pio , nostro grande protettore, insieme a San Ciro, a S. Angela Merici, che abbiamo celebrato in questi giorni, a S. Teresa Benedetta della Croce, che tanto ci ha arricchito con le sue meditazioni sul valore  della dignità della donna, e agli altri nostri santi protettori dai quali imploriamo benedizione per la nostra Opera. Vogliano essi sempre benedire, accogliere, vivificare e custodire questa Comunità, questa nostra piccola Opera di Maria Vergine e Madre, che non è nostra, ma di Maria SS.

Padre Giuseppe