Figli dello stesso Padre                                                   

 

 

Nel mio paese, ad Eboli, ho avuto l’opportunità di conoscere persone che appartengono al popolo Rom, con le quali ho instaurato un buon rapporto d’amicizia, condividendo il nostro modo di pensare. anche attraverso situazioni complicate, Si cerca insieme di incamminarci verso Dio, anche in situazioni familiari complicate, senza discriminazioni come dice Gesù: “chi è senza peccato scagli la prima pietra”.

Purtroppo quando un bambino nasce ed è educato a non fare cose buone, da grande non farà cose buone, se nessuno mai gli ha parlato di Gesù, non potrà seguirlo e, quando ormai grande, comincia a sentirne parlare, gli sarà necessario del tempo perché nel suo cuore cresca la fede, che va alimentata con la conoscenza della Sacra Scrittura, la preghiera e la grazia dei sacramenti. 

 

Non dimentichiamo che subito è entrato in Paradiso con Gesù il buon ladrone pentito: ”In verità ti dico oggi sarai con me in Paradiso” (Lc 23, 39- 43). Bisogna uscire da certe mentalità, fatte di pregiudizi, l’amore, e l’amore di Cristo, è la medicina che guarisce tutti i mali.  C’è bisogno di avere più fiducia e rispetto delle diversità, anche se questo comporta fatica e pazienza. Non è sempre facile accettarsi gli uni gli altri, per la diversità di idee, di convinzioni, di abitudini, accogliere chi è diverso con gesti concreti di amicizia, che cancellano tanti ricordi cattivi, tanta ostilità. In un convegno sulla pastorale per gli Zingari, a Fresing in Germania, erano presenti 5 giovani Rom, uno di loro, di nome Branko, di 25 anni, sposato con una romana e padre di un figlio, e che lavora, come responsabile di servizio, in un grande ristorante di Roma, parlando del suo rapporto con gli altri cristiani ha detto che da piccolo si fermava fuori delle chiese per chiedere l’elemosina, ricorda che a volte anche i parroci gli dicevano di andare via…….In linea di massima - ha continuato Branko - i Rom cercano le chiese perché sanno che sono la casa di Dio e che lì incontrano gente buona. Il primo libro che ha letto è stata la Bibbia illustrata, Paolo, della comunità di Sant’Egidio, suo padrino di Battesimo, gli aveva detto che prima di ricevere la Cresima doveva leggersi la Bibbia, perché non si deve pensare solo alla festa ma anche a crescere nella fede. Branko conclude il suo discorso dicendo che bisogna guardare ai giovani, e non soltanto ai giovani Rom, ma a tutti i giovani perché il miglioramento nasce dal confronto, dalla conoscenza reciproca.                                                                                                                                               Nel mio ambiente il buon Dio mi ha permesso di conoscere e amare gente di ogni tipo e di ogni estrazione sociale, ma mi sono resa conto che l’amore ha un prezzo: il prezzo di essere considerati quelli che non siamo, come Gesù che solo perché sedeva alla mensa con i pubblicani e i peccatori, era mal giudicato dagli scribi e farisei dicevano. Non avevano capito che Gesù è venuto per chi è abbandonato, condannato, emarginato, peccatore, è venuto per salvarci, per guidarci sulla retta via, per darci la dignità dei figli di Dio.

 

Mi ha molto colpito la storia di un beato gitano, Zeffirino Gimènez Malla, detto “el Pelè”, morto martire, fu arrestato per aver difeso un prete maltrattato e perché gli avevano trovato in tasca una corona del Rosario. Anche in prigione continuava a pregare pur sapendo che sarebbe stato ucciso. Se avesse rinunciato al Rosario gli avrebbero ridato la libertà ma Zeffirino non accettò la proposta, nemmeno dietro insistenza dei suoi parenti e amici.  Non si è mai distaccato dalla preghiera, il Rosario, per lui che era analfabeta, era un modo per esprimere la sua forte devozione a Maria ed è per questo  che il 9 Agosto 1936 fu fucilato, cadde con la corona del Rosario nella mano. Questo ci fa capire che Gesù chiama tutti,  non guarda il colore della nostra pelle né a quale popolo apparteniamo, perché siamo figli dello stesso Padre.

A prova di questo ad Eboli il 25 ottobre 2008 un giovane rom, frà Pasquale Barbetta, italiano, si è fatto frate, dedicandosi alla evangelizzazione della sua gente, in Spagna, il 27 gennaio 2008, un gitano di 34 anni, Juan Munoz Cortèz, si è fatto sacerdote, ed in Slovacchia a giugno del 2008 un rom è stato ordinato diacono e si dedica ai bambini rom e non rom.

Diceva Padre Pio: “Siate amanti e praticanti della semplicità e dell’umiltà, e non vi curate dei giudizi del mondo, perché se questo mondo non avesse nulla da dire contro di noi, non saremmo veri servi di Dio”.                                                                                    

                                                                           

 

                                                                Laura Mazzeo