“Fertilità…a quale costo”
L’uomo e la bioetica come progetto (I Parte)
Obiezioni tecniche, etiche ed antropologiche alla clonazione umana
Il 27 dicembre 2002 è nata la prima bambina clonata – Eva. Ad annunciarlo da Hollywood, è Brigitte Boisselier, direttore scientifico della Clonaid, un laboratorio privato della setta dei Raeliani nelle Bahamas che raggrupperebbe decine di migliaia di persone (40.000-55.000), convinte che discendiamo dagli extraterrestri. Il mondo scientifico accoglie, con cautela, la notizia di Boisselier, vescovo dei Raeliani, e chiede che ne vengano fornite le prove del DNA. La bimba clonata – secondo lei, è figlia di una donna trentunenne di nazionalità americana che vive in un paese top secret (Israele) che consente tale pratica (negli Stati Uniti la clonazione è vietata). Nel gennaio 2003 la Clonaid ha annunciato la nascita di “due sorelline” e un “fratellino” di Eva, seguito dall’impianto di altri venti embrioni di bambini clonati. Il vescovo dei Raeliani prospetta la nascita di un esercito di duplicati: la Clonaid vende via Internet a 250.000 dollari (www.clonaid.com) . Il macchinario Rmx 2010, attraverso il sistema della fusione cellulare embrionale, promette appunto nel 2010 la clonazione umana come pratica comune.
1.Clonazione-possibilità della biologia moderna
Col termine clonazione ci si riferisce alla tecnica frequentemente utilizzata in biologia per riprodurre cellule e microrganismi, sia vegetali che animali, e più recentemente per riprodurre sequenze d’informazioni genetica contenuta nei materiali biologici, come frammenti di DNA (acidosossiribonucleico), nel quale si trova codificata l’informazione genetica nucleare di molte specie. Occorre completare questa descrizione con una definizione più esatta della tecnica di clonazione, in modo che diventi possibile conoscere in maniera più adeguata la natura della stessa. Tenendo conto della realizzazione tecnica per clonazione, si intende, in senso più stretto, in base alla prospettiva della procedura usata, la riproduzione ottenuta il cosiddetto “trasferimento nucleare”.
Quando gli scienziati alludono alla clonazione in senso stretto, sono soliti identificarla senz’altro con il trasferimento nucleare: “ La fecondazione propriamente detta è sostituzione dalla “fusione” di un nucleo prelevato da una cellula somatica dell’individuo che si vuole clonare, o della cellula somatica stessa, con un ovocita denucleato, privato cioè del genoma di origine materna. Poiché il nucleo della cellula somatica porta tutto il patrimonio genetico, l’individuo ottenuto possiede – salvo alterazioni possibili – l’identità genetica del donatore del nucleo. E’ questa essenziale corrispondenza genetica con il donatore che induce nel nuovo individuo la replica somatica o copia del donatore stesso”.
Tenendo conto della finalità la clonazione è una procedura tecnica di riproduzione mediante la quale è manipolato il materiale genetico di una cellula o di un organismo (vegetale o animale) allo scopo di ottenere un individuo o un insieme di individui geneticamente identici al primo. Ciò che distingue la clonazione da altre specie somiglianti è il fatto che nella clonazione la riproduzione avviene senza unione sessuale (la fecondazione asessuale) e senza fecondazione o unione dei gameti (la fecondazione agamica), essendo la risultante un insieme di individui biologicamente identici all’individuo primo, che ha fornito il corredo genetico nucleare.
Certi argomenti, che permettono di approfondire i motivi razionali della immoralità della clonazione, mostrano la continuità etica tra la clonazione riproduttiva e quella terapeutica. Sono argomenti collegati da una profonda complementarietà, perché sviluppano diversi aspetti etici razionali derivanti dalla dignità ontologica dell’embrione umano, e sono tra di loro in intimo rapporto con lo statuto antropologico ed etico dell’embrione, che deve essere il punto di partenza iniziale in tutta questa problematica.
I Parte della relazione tenuta da Edmund Kowalski, CSsR
Accademia Alfonsiana