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“GLORIFICA IL FIGLIO TUO”
“Padre, è giunta l’ora, glorifica il Figlio tuo, perché il Figlio glorifichi Te. Poiché Tu gli hai dato potere sopra ogni essere umano, perché Egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato. Questa è la vita eterna: che conoscano Te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo. Io ti ho glorificato sopra la terra, compiendo l’opera che mi hai dato da fare. E ora, Padre, glorificami davanti a Te, con quella gloria che avevo presso di Te prima che il mondo fosse“ (Gv 17, 1-5).
La glorificazione ha inizio, per Gesù, quando Giuda uscirà dal Cenacolo, nel momento del tradimento: Gesù dirà:
“Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato”. E’ una glorificazione diversa da come noi la concepiamo: per noi la glorificazione è essere riconosciuti come il migliore, il primo, pensiamo che il riconoscimento delle nostre opere e di quello che siamo da parte degli uomini, dei vicini che ci ricordano, per i benefici che abbiamo “elargito”, sia la glorificazione. Per Gesù, l’ora della gloria comincia con l’ora della Passione. È una glorificazione contraria a quella che pensiamo noi. Per Gesù la glorificazione si manifesta dopo il dolore, la crocifissione, gli eventi del venerdì e del sabato santo e si manifesta pienamente con la Resurrezione. La glorificazione, allora, è strettamente e intimamente unita all’ora della Croce: “è giunta l’ora, glorifica il Figlio tuo”. L’ora della glorificazione è legata alla Passione e alla Pasqua di Gesù. Gesù glorificherà il Padre mediante la sua Passione, cioè facendo la Volontà del Padre fino alla morte, e alla morte di Croce. Questa è la gloria che Gesù dà al Padre suo. Poiché Tu gli hai dato potere sopra ogni essere umano, perché Egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato: tutto quello che è dell’umanità è in potere del Cristo, in potere dell’ora, in potere di quella gloria, perché “la gloria che Tu hai dato a Me, Io l’ho data a loro”.
Quindi, come ulteriore passaggio di questa glorificazione, c’è l’effusione della giustizia del Cristo sugli Apostoli, sulla Chiesa, sui fedeli; è il riconoscimento del suo Amore per noi, che ci rende da peccatori, santi, da schiavi, liberi, da figli dell’uomo, figli di Dio. Noi ci gloriamo nel Figlio suo Gesù Cristo, la nostra gloria è nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo, è una gloria che trasmigra da Gesù a noi.
Venendo sulla terra Gesù rinunzia alla sua gloria, al riconoscimento della sua giustizia, della sua verità, della sua bontà, della sua Divinità, per donare ai suoi fedeli tutto questo: la sua gloria, la sua giustizia, la sua verità, il suo Amore, la vita eterna “a tutti coloro che gli hai dato”, a tutti coloro che ascoltano la voce del Padre e vanno a Gesù (Gv 6, 45-47). Tutti saranno ammaestrati da Dio. E’ una voce che parla a tutti attraverso il creato, la coscienza; attraverso la storia di un popolo, il popolo ebreo; attraverso la Chiesa, voce del Cristo che esprime la Parola di Dio, è il Verbo che nell’umanità parla all’uomo come a uomini, ha lavorato con mani d’uomo, parlato con parole d’uomo, ha vissuto come vero uomo. Il Verbo si esprime nell’umanità: il Verbo si è fatto carne, e abitò in mezzo a noi. Ma vediamo in che cosa consiste il dono della vita eterna: “Questa è la vita eterna: che conoscano Te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo”. Conoscere non è solo leggere il Vangelo. Non è questa la conoscenza; è piuttosto relazione amorosa, è come quella che ebbero Adamo ed Eva all’inizio, è una conoscenza sponsale. La vera conoscenza è svelamento, è togliere i veli: due che si amano tendono allo svelamento di tutta la loro persona, e lo coronano dopo averlo sancito con un patto nuziale duraturo. Il patto tra l’anima e Dio è certamente come quello nuziale, fatto di svelamento, ma è un patto superiore, indelebile, inderogabile, è un patto della Nuova ed Eterna Alleanza, nel Sangue del Figlio suo.
E’ proprio in virtù dell’alleanza battesimale che anche il più grande peccatore può ottenere misericordia, nonostante la sua condizione di infedeltà, in quanto si appella alla fedeltà dell’Amore di Dio.
Conoscere è unità, è adeguazione. La conoscenza, anche a livello filosofico, è un inabissarsi del conoscente nel conosciuto. E se il conosciuto è anch’egli un conoscente, c’è la reciprocità: nessuno conosce il Padre, dirà Gesù, se non il Figlio, e nessuno conosce il Figlio se non il Padre e colui al quale Egli voglia rivelarlo ( cfr Mt 11,27).
Quindi la gloria trasmigra mediante una prima illuminazione, quella della pre-evangelizzazione, del kerigma, dell’annuncio del Cristo ai pagani, anche ai pagani del nostro tempo, e poi pian piano, si radicalizza mediante la mistagogia, cioè col prendere per mano e introdurre nel mistero, attraverso i segni, attraverso l’esperienza della regola liturgica ecclesiastica, alla presenza e al cospetto di Dio, di Colui che è presente, e che si svela sotto i veli della inconoscibilità e della intangibilità nell’Eucaristia, che è presenza viva di Gesù. Egli si svela nei poveri, nei piccoli, nelle opere di misericordia, nel creato perché, con gli occhi della fede, ma anche tangibilmente con l’esperienza mistica dei Santi, si manifesta a coloro che Lo amano. Come disse Gesù: - Io e il Padre verremo in lui e manifesteremo noi stessi (cfr Gv 14,23)
L’intimità con il Signore non è intimismo, ma è conoscenza che si fa volontà di seguirLo, di accoglierLo nel proprio cuore, nella propria vita, nella propria storia, volontà di fedeltà che, anche se ripetutamente messa alla prova e trovata defettibile e debole, pur confida nella fedeltà del Cristo, il quale è il testimone fedele. Anche se noi Lo rinneghiamo, dirà Giovanni,
Egli non ci rinnegherà, perché è fedele, non può rinnegare Se stesso.
Io ti ho glorificato sopra la terra, compiendo l’opera che mi hai dato da fare. Quindi fare la Volontà di Dio è glorificare il Padre. E ora, Padre, glorificami davanti a Te, con quella gloria che avevo presso di Te, prima che il mondofosse : della riappropriazione di quella gloria che il Verbo aveva prima che il mondo fosse, solamente che di questa glorificazione adesso è insignita anche l’umanità: non solo il Verbo, il Figlio eterno di Dio che è nel seno del Padre, Dio da Dio, luce da luce, Dio vero da Dio vero, come purissimo Spirito, nato dal Padre prima di tutti i secoli, ma anche come umanità purissima, nata dal grembo verginale di Maria Santissima.Quindi una glorificazione che ridonda non solo sulla sua natura divina, in quanto Dio, - quella gloria non gli è mai venuta meno - ma anche sulla sua natura umana, nell’unica persona del Verbo.
Il Verbo di Dio sposando la natura umana, la nostra carne, il nostro sangue, trasferisce su questa natura, la nostra natura e non su quella angelica, la sua gloria divina, per cui S. Ireneo dirà: “la gloria di Dio è l’uomo vivente”, vale a dire salvato.
Il Verbo, Agnello di Dio, che siede sul trono della Divinità, è il Figlio di Dio glorificato nella sua umanità. Noi vedremo proprio questa glorificazione della nostra
umanità che asside sul trono della regalità divina. Anzi fin da ora in Lui noi non sappiamo ancora quello che saremo, ciò che sarà svelato di noi in quanto figli, ma una cosa è certa: noi siamo già glorificati in Cristo Gesù Nostro Signore. Egli è l’Antesignano, è il Primogenito di tutte le creature, e ridonda su di Lui la gloria divina che dev’essere manifestata in ciascuno di noi, e su ciascuno di noi.
Cristo è risorto!
Alleluia, alleluia!
L’ ”Opera di Maria Vergine e Madre” augura a tutti i suoi lettori una
Buona Pasqua
Padre Giuseppe