Nell'occhio del ciclone

 

 

Il 29 Agosto 2005 sarà un giorno che al pari dell’11 settembre 2001 resterà nella storia degli Stati Uniti. Una corrente d’aria calda scontratasi, in pieno Oceano, con una corrente d’aria fredda ha dato vita ad uno dei più devastanti uragani che l’uomo possa vedere.

L’uragano ha attraversato il Sud degli Stati Uniti, lasciando dietro di sé, prima di perdere buona parte della forza, una lunga scia di morte e di distruzione.

 

Il numero delle vittime è incerto perché l’unico bollettino ufficiale potrà essere stilato solo quando le acque si saranno ritirate.

Quello che si presenta sotto i nostri occhi, grazie alle immagini che ci trasmettono i canali di comunicazione, è Foto Ansauno spettacolo triste e desolante dove l’acqua sembra aver vinto sulla vita.

A New Orleans, una breccia negli argini che proteggevano la città,  all’indomani della “furia omicida” dell’uragano ha provocato l’inondazione dell’80 per cento della città, peggiorando notevolmente la situazione sia delle persone che si sono “ammassate” nello Stadio della Contea per evitare di essere travolte sia dei volontari che cercano di salvare il salvabile.

Il sindaco di New Orleans, Ray Nagin, ha presentato così la situazione: “Ci sono aree della città sotto sei metri d’acqua. Anche parte dell’aeroporto è allagato”. Le autorità invitano i cittadini che sono riusciti ad allontanarsi per tempo a non tornare, mentre proseguono le operazioni di salvataggio di quanti hanno cercato rifugio sui tetti delle loro abitazioni.

Foto Ansa“Katrina” è già stato catalogato come uno degli uragani più letali e più costosi nella storia degli Stati Uniti, pur se è stato meno distruttivo del temuto avendo rapidamente perso di potenza.

 

Dopo aver devastato la Lousiana, Mississippi e Alabama è stato classificato come “tempesta tropicale” e s’incammina, con venti non superiori a 100 chilometri l’ora, verso Nord, in direzione dei Tenesse.

A New Orleans restano diverse centinaia di persone in attesa di soccorsi.

Il grido di questo popolo che incessantemente sale verso il Cielo si fa nostra preghiera, d’intercessione e di supplica, per tanti nostri fratelli che non sapendo l’ora di arrivo dello “Sposo” come ricorda Gesù nel Vangelo, non erano preparati a vivere il loro incontro con il Signore.  Questo evento doloroso allo stesso tempo diviene motivo di meditazione per noi: si erge come faro sulle nostre coscienze e ci invita a dare un valore al nostro vivere e al nostro morire, come ricorda l’apostolo Paolo: “sia che viviamo sia che moriamo siamo del Signore” o come un’antichissima tradizione certosina recitava “Ricordati, o uomo, che devi morire”.

Auguro a tutti i fratelli che leggono queste pagine a non avere paura della morte ma a viverla come il Signore stesso ci ha insegnato: “Padre nelle Tue mani è la mia vita”.

 

                                                                                      GIANLUCA