"Beato colui che trova in Te la sua forza 

e decide nel suo cuore il santo viaggio

  

   Nella “Valle della Mediocrità” viveva una giovinetta chiamata Timorosa. Affaccendata nella monotonia della routine quotidiana si stordiva nelle cose da fare ed allontanava da se pensieri “metafisici” o che la potessero condurre oltre i limiti dell’angusta valle in cui viveva. Un giorno, però, le capitò di sollevare lo sguardo e di osservare uno stormo migratore di uccelli diretti chissà dove e cominciò ad avvertire una sorta di inquietudine. Era un’inquietudine indefinita che cresceva col passare dei giorni e non tendeva a scemare. Decise di combatterla moltiplicando le attività di cui la sua giornata pullulava, ma tutto quell’attivismo non giovò a niente.

 

Un giorno incontrò un pastore. Non era un pastore qualsiasi.Aveva uno sguardo particolarmente intenso, capace di scrutarti dentro. Fissatala, le disse: “Vorresti uscire da questa valle? Mi piacerebbe condurti su quelle alte vette e mostrarti un panorama stupendo!”. Timorosa esitante rispose : “Ma come Buon Pastore, io non mi sono mai allontanata da questa valle, ho paura di raggiungere quelle vette e poi non vedi che ho difficoltà a camminare, incespico dappertutto!”.  Il pastore la rassicurò dicendo che lui avrebbe reso i suoi piedi agili come quelli delle cerve e che l’avrebbe fatta camminare anche sulle alture. Timorosa era fortemente combattuta . Avrebbe voluto lasciare la valle della Mediocrità, assaporare l’ebbrezza dei nuovi orizzonti, ma aveva una paura tremenda. E poi che cosa avrebbero detto i suoi? Te ne vai, ci lasci?

  Nei giorni successivi continuò a gettarsi a capofitto nei suoi mille impegni quotidiani, ignorando l’incontro con il Pastore. Il suo cuore però non aveva pace ed avvertiva vuoto e tristezza. Fu così che un giorno disse a se stessa: “Se oggi incontrerò il Pastore gli dirò: Voglio venire con te!”. Si diresse nel punto in cui il Pastore soleva passare ogni giorno per condurre le pecore al pascolo. Puntuale arrivò, ma lei non aveva più il coraggio di prima. Tuttavia il Pastore la prevenne e con un sorriso incoraggiante le disse “Timorosa ti sei decisa finalmente?”. La ragazza annuì, ma quanti “ma” c’erano dentro di lei! Pensava alle ultime liti fatte con sua madre Paura e suo padre Orgoglio e con i suoi fratelli Rancore e Vanità. “Hanno ragione loro”, si diceva, “dove mi condurrà questo pastore? Come farò a scalare le vette, io che sono zoppa?”.

Del resto, sua cugina, Insicurezza, l’aveva messa in guardia contro decisioni avventate. Questi pensieri le affollavano la mente, ma quando il pastore le disse “Fidati!”, la giovinetta acquisì una tale forza da tale parola che se anche si fosse accampato un intero esercito contro di lei si sarebbe sentita capace di sconfiggerlo, proprio in virtù del vigore che animava quelle parole. Quando però finalmente lei gli disse: “Sì sono disposta a seguirti”, il Pastore scomparve! Timorosa cominciò a girare per tutto il paese, bussava ad ogni porta chiedendo se per caso avessero visto il pastore. Nessuno, però, lo aveva visto, anzi incappò nelle guardie che gliele suonarono di santa ragione. Continuava imperterrita nella sua ricerca e cantava “Io vi scongiuro, figlie di Gerusalemme, se trovate il mio diletto, che cosa gli racconterete? Che sono malata d’amore!”(Ct.5,8). Il pastore ebbe compassione di Timorosa e le mandò due ancelle, Afflizione e Sofferenza, che l’avrebbero aiutata a scalare le alte vette. Non appena la incontrarono le dissero “Il pastore ti aspetta, saremo noi le tue compagne di viaggio, ma non temere, perché una volta giunta sulle vette il tuo nome non sarà più Timorosa, ma ti si chiamerà con un nome nuovo che la bocca del Signore avrà indicato. Sarai una magnifica corona nelle mani del Signore, un diadema regale nella palma del tuo Dio. Nessuno ti chiamerà più abbandonata,né la tua terra sarà più detta devastata, ma tu sarai chiamata mio compiacimento e la tua terra sposata, perché il Signore si compiacerà di te e la tua terra avrà uno sposo”. Forte di queste parole Timorosa intraprese la sua scalata.

   Quel pastore oggi continua a chiamare. “Beato chi trova in Lui la sua forza e decide nel suo cuore il santo viaggio” come recita il salmo 84.

    Gesù vuole sposare la nostra terra, la terra del nostro cuore, una terra spesso devastata dai nostri peccati, ridotta in frantumi dalle mille vicissitudini della nostra vita.

 

 

Gesù vuole “farci nuovi” e ricomporre i mille cocci dei nostri fallimenti. Egli continua a chiamare,e come ha fatto con Abramo, ci invita ad “uscire dalla nostra terra e ad andare dove Lui ci mostrerà”, una terra che spesso può coincidere con quella d’origine, ma ancor più è un invito ad uscire dalla terra delle nostre sicurezze umane spesso cartacee e quindi vacillanti al primo soffio di vento, dalla terra delle nostre comodità “pantofolaie”, per seguire Lui e raggiungere il paese di Canaan , promesso ad Abramo, che per noi rappresenta la comunione totale con il Cristo unica vera fonte di pienezza di vita e di gioia.

  Concludo con una citazione tratta dal discorso del S. Padre Benedetto XVI tenuto in occasione della giornata mondiale della gioventù a Colonia nel 2005, il cui tema era “Siamo venuti per adorarlo”. “Ascoltare Cristo ed adorarlo porta a fare scelte coraggiose, a prendere decisioni a volte eroiche. Gesù è esigente perché vuole la nostra autentica felicità (…)Chi avverte quest’invito non abbia paura di rispondergli “Sì” e si metta generosamente alla sua sequela. (…)Quando si incontra Cristo e si accoglie il suo Vangelo, la vita cambia e si è spinti a comunicare agli altri la propria esperienza”.

 

                                                CHI AMA  CHIAMA.

 

                                                                                                   Gabriella