ATTUALITA’ DEL MESSAGGIO EVANGELICO

PER LA DONNA D’OGGI:

DONNA AL SERVIZIO O DONNA DI SERVIZIO?

……..

 

 E’riconosciuto come un dato di fatto inconfutabile che Gesu’ abbia radicalmente innovato il modo di considerare la donna.

Persino chi si pone in una posizione critica nei confronti del cristianesimo

Concorda con quanto afferma la “Mulieris Dignitatem” (la celebre enciclica di Giovanni Paolo II sulla dignita’ della donna): “Cristo si è fatto davanti ai suoi contemporanei promotore della dignita’ della donna e della vocazione corrispondente a tale dignita’”.

 In un’epoca ed in una Palestina in cui vigevano pregiudizi sessisti e tabù antifemministi, Gesù ci fornisce una lezione emancipatoria del rapporto uomo/donna.

 Innanzitutto, l’inizio della vita pubblica di Gesù è segnata da un miracolo richiesto da una donna, sua madre. Le stesse figure femminili che spesso lo circondano non solo vengono rese partecipi del suo stesso insegnamento, ma ancor più Gesù parla con loro delle “cose di Dio”, dei suoi più “profondi misteri”. Alla samaritana, ad esempio, Gesù parla dell’ “Amore di Dio sorgente di acqua viva”, della vera adorazione al Padre e della sua identita’ di Messia. Alla donna peccatrice in casa del fariseo, Gesu’ spiega la verità sulla remissione dei peccati “le sono perdonati i suoi molti peccati perché ha molto amato”, sfidando le critiche dei perbenisti dell’epoca.

 Giovanni Paolo II insiste sulla presenza delle donne ai piedi della croce “Sono coloro che amano molto che riescono a vincere la paura” di cui sono vittima gli Apostoli. Esse, quindi, saranno le prime presso la tomba e testimoni della resurrezione (Maria di Magdala sarà definita da S. Tommaso d’Aquino “Apostola degli Apostoli”). Nella drammaticita’ dell’evento della Crocifissione si manifesta il potenziale rivoluzionario della rivalutazione che Gesù ha operato della donna . Gesù non si limita ad affidare Maria a Giovanni, ma affida il discepolo a sua madre. Oggi si parlerebbe di “Reciprocità’”, la categoria che sostituisce la “complementarietà”. Nell’arco dei secoli, la donna è stata vista come soggetta all’uomo. Questo atteggiamento trova la propria matrice nella convinzione che la “donna abbia una natura debole e passionale”, per dirla con Plutarco, “e deve essere guidata dall’uomo per il suo stesso bene”. Molti hanno guardato alla donna e all’uomo come a due metà, con ruoli complementari, ma ciò ha favorito sia la distinzione tra “sesso forte e sesso debole” sia l’interscambiabilità dei ruoli conducendo a forti rivendicazioni che hanno paradossalmente esasperato la contrapposizione tra ruolo maschile e ruolo femminile e quindi ad una mascolinizzazione della figura femminile. Oggi si preferisce parlare di “Reciprocità” dei ruoli uomo-donna. Essi sono equivalenti ed hanno pari dignità nella loro diversità. Nella Mulieris Dignitatem Giovanni Paolo II afferma che la loro parità deriva dal fatto che “tutti e due sono creati ad immagine e somiglianza di Dio, tutt’e due sono suscettibili in egual misura dell’elargizione della Verità divina e dell’Amore dello Spirito Santo”. L’uomo e la donna , tutta l’umanità è chiamata all’unità, alla com-unione, ma “questa unità non annulla la diversità”. E’ questa la grande risposta evangelica alla crisi di identità sessuale di cui oggi l’umanità è vittima. 

 Giovanni Paolo II  ha accennato inoltre alla “profezia femminile”, alla missione profetica della donna. La stessa riflessione contemporanea guarda alla maternità, intesa come disposizione ad accogliere l’altro, come caratteristica femminile (per Levinàs  femminilità è “accoglienza nella casa”). La donna è madre e dà la vita non solo generando, ma anche custodendo la vita (con l’educazione, l’ospitalità, la cura dell’altro). Edith Stein (celebre santa e dottore della Chiesa) fa appunto coincidere la maternità con la vocazione della donna. Profetica nella sua riflessione, essa va oltre la concezione della donna come moglie e madre limitata al focolare domestico e ne favorisce la presenza in tutti i rami della vita sociale. La donna può umanizzare il campo del lavoro sottoposto oggi a meccanismi che rischiano di sfuggire al controllo dell’uomo sempre più animato da una sete di conquista e le cui conoscenze biotecnologiche non sembrano sempre condurre ad un reale progresso dell’umanità, tutt’altro.

 A questa riflessione possiamo collegarne un’altra non meno profetica: il messaggio rivolto dai Padri conciliari alle donne. In un’epoca in cui l’uomo rischia di partorire mostri, in cui la”tecnica rischia di diventare inumana”, il loro messaggio ( a quaranta anni di distanza ) risulta essere di sorprendente attualità. Essi esortavano le donne a “riconciliare gli uomini con la vita”, a vigilare “sull’avvenire della nostra specie”, non solo con la procreazione, ma anche “trattenendo la mano dell’uomo che in un momento di follia, tentasse di distruggere la civiltà umana”. Ecco la vocazione femminile: “Salvare l’umanità”. Ogni vocazione, però, postula un fiat. Maria, nel suo essere piena di grazia, archetipo della donna , come soggetto libero, ha dato una risposta (“eccomi sono la serva del Signore”)al Dio che l’interpellava e che interpella ciascuno di noi. Giovanni PaoloII nella Mulieris Dignitatem ha sottolineato come il “servizio” di Maria si inserisca nel “servizio messianico di Cristo”. Gesù è il servo di Jahvè venuto per la nostra salvezza e redenzione. Maria è pienamente partecipe di questa missione : accoglie, custodisce (la Parola di Vita diventata carne), collabora alla redenzione. Ecco la missione di ogni donna: maternità non solo biologica, ma soprattutto spirituale, dove ogni istante di vita può diventare offerta unita al sacrificio di Cristo, ed ogni nazione può collaborare all’opera di Salvezza. Ecco che anche la donna “di servizio” che umanamente attende una ricompensa e che potrebbe risultare frustrata nelle proprie aspettative esistenziali, si trasforma con Cristo, per Cristo ed in Cristo in  una donna al servizio, al servizio della vita, che non attende un corrispettivo delle proprie azioni, ma solo da Cristo la propria ricompensa, perché come dice S. Paolo ai Colossesi: “Qualunque cosa facciate, fatela per il Signore”. Gesu’ stesso ha posto come fondamento del Regno il servizio. “Servire è regnare”. Egli è venuto a stravolgere le nostre mentalità mondane. Con Gesù il paradosso diventa chiave di accesso al Regno dei Cieli.

Come dicevo, il servizio più grande è quello reso alla vita: offrire se stessi perché anche l’altro abbia accesso alla vita e soprattutto alla vita eterna. Imitiamo la maternità di Maria e così anche noi ai piedi della croce diventeremo custodi di Giovanni (l’umanita’) operando con l’azione, la preghiera e l’offerta, spiritualmente e materialmente per la sua salvezza.

 

                                                                                        Gabriella

 

 

Ricordiamo che il giorno 25 aprile, presso la casa “SS. Salvatore”in via Ponte Oliveto –Oliveto Citra (Sa), si terra’ il XXI convegno per le famiglie. Si tratta di una giornata ricca di momenti culturali ma anche climatizzanti-distensivi per un cammino ricco di grazie con Maria Vergine e Madre. Non mancare!