Nei giorni 1-2-3 settembre nella diocesi di Salerno-Campagna-Acerno si è svolto il
XIV convegno pastorale diocesano.
Tema del convegno: “La celebrazione dell’Eucaristia e la comunione ecclesiale”.
Le relazioni sono state tenute dal prof. Inos Biffi, docente emerito di teologia dogmatica presso la Pontificia Facoltà teologica dell’Italia settentrionale e da S.E.R. Mons. Francesco Cacucci arcivescovo di Bari-Bitonto.
A conclusione del convegno, Padre Gerardo Gardaropoli ha relazionato sul secondo periodo preparatorio del Sinodo indetto nella diocesi.
Padre Giuseppe saluta
Mons. Francesco Cacucci
A conclusione dell’anno eucaristico, vi
offriamo ampi stralci della relazione del Prof. Inos Biffi : “ L’Eucaristia
sacramento della Chiesa ossia: l’Eucaristia come manifestazione e insieme come
contenuto della Chiesa: questo è il significato del termine,sacramento vero che
indica insieme rivelazione e presenza,ed inoltre riconosce che dall’Eucaristia la Chiesa attinge la propria identità e la propria possibilità; per cui ignorare l’Eucaristia
avrebbe come conseguenza lo smarrimento dei tratti che delimitano e fanno
riconoscere la Chiesa. Trascurare o rimuovere l’Eucaristia comprometterebbe
l’esistenza della Chiesa.
... La Chiesa è l’umanità in cui realmente si ripete il sacrificio della croce o anche la Chiesa è l’umanità in comunione col crocifisso. L’Eucaristia delimita l’immagine della Chiesa, ne forma e ne determina la realtà. Gesù ha istituito l’Eucaristia come il sacramento della Sua istituzione pasquale, sacramento del suo Corpo dato e del Suo Sangue versato. L’Eucaristia non ripete la croce, ma è la “ri-presentazione” e la disponibilità nel tempo e nella storia della croce di Cristo nell’attesa della Sua venuta gloriosa. L’offerta del calvario è il cuore del disegno di Dio. Tutto si compie quando Cristo muore in croce e quindi dalla croce risorge. L’Eucaristia fa partecipare al sacrificio di Cristo e genera l’umanità che comunica con questo sacrificio, una comunità dove c’è tutto l’amore del Signore che sul calvario si offre al Padre e all’umanità. Ogni volta che la Chiesa celebra il mistero della fede sa che sta risalendo a un preciso momento della vita di Gesù: l’ultima Cena.
Il compimento del mandato da parte della comunità non è un’ esecuzione passiva, al contrario ogni volta che la comunità celebra l’Eucaristia per compiere il mandato di Cristo essa manifesta la sua risposta piena di gratitudine alla tradizione che Cristo ha fatto di se stesso, donandosi nel Suo Corpo e Sangue agli apostoli e tramite il loro ministero a tutta la Chiesa, nel tempo dell’aspettativa della venuta gloriosa.
Una cena eucaristica è ecclesialmente attiva veramente non quando c’è un’esuberanza di segni, ma quando i segni esprimono il sentimento profondo della comunità che li usa. Deve essere la fede eucaristica che anima l’attività della comunità cristiana;diversamente noi avremmo una specie di attivismo liturgico di cui non è garantita la riuscita. In colui che presiede l’Eucaristia deve apparire che la sua figura è quella del ministro di Cristo, del dispensatore dei misteri di Dio.
Il celebrante opera “in persona Christi”. Il celebrante non è il Signore, egli invoca lo Spirito Santo perché non da lui celebrante ma dallo Spirito di Gesù il pane e il vino sono consacrati nel Corpo e Sangue di Cristo. Non è la sua parola considerata in sé ad essere operatoria. Non è il grado di santità personale del ministro che garantisce la presenza del Corpo e Sangue di Cristo; ma è il fatto che si mette in una disposizione tale per cui è il sacramento di Gesù Cristo l’autore principale nell’azione liturgica.
Non si comprenderebbe l’Eucaristia se non si capisse la morte del Signore Gesù Cristo. Il crocifisso deve emergere nelle celebrazioni eucaristiche, deve fissare sopra di se tutta la devozione e l’ammirazione. Si comprende l’Eucaristia nella misura in cui si percepisce in essa il patire e il morire di Gesù ma il patire e il morire consumati nell’adorazione al Padre che vuol dire non “farsi servire” ma “servire” e dare la vita per riscatto della moltitudine. Sulla croce si manifesta la regalità di Cristo. Ad essere Signore è il crocifisso. La crocifissione redentrice appare l’avvenimento che vincendo il peccato e la morte che gli ha inflitto inizia la resurrezione. La resurrezione di Cristo e quella nostra vengono dalla croce del Signore. La crocifissione non varrebbe se fosse puro dolore. Il dolore non redime ma dispera. Ad essere redentore è il dolore animato dall’amore. La croce è l’epifania dell’amore incondizionato e senza riserve del Figlio al Padre. Cristo ha istituito l’Eucaristia per associare l’umanità al suo sacrificio, per farla entrare in comunione col Padre che dona all’umanità il suo Figlio prediletto.L’Eucaristia rende gli uomini adoranti.
Ricordiamo ai fedeli della diocesi di Salerno-Campagna-Acerno che il giorno 28 settembre ci ritroveremo a Roma insieme al nostro vescovo, Mons Gerardo Pierro, per partecipare all’udienza del Santo Padre e per ribadire la nostra assoluta fedeltà al Successore di Pietro e Vicario di Gesù Cristo.