Genitori non ci si improvvisa 

Dott.ssa Concetta TENUTA Psicologa: potremmo dire tante cose sull’educazione, perché effettivamente non si finisce mai di imparare, oggi rispetto a prima la vita è diventata sempre più veloce, oggi possiamo spostarci anche in modo virtuale. Però ci sono le regole, però è importante che le regole vengano seguite da tutte le parti. Allora chiediamoci che cosa facciamo noi per educare gli altri e cosa facciamo per educare noi stessi. Educare se stessi è più difficile, perché, come dice il Vangelo, è più difficile vedere la trave nel proprio occhio che non la pagliuzza nell’occhio del fratello. I difetti degli altri noi li vediamo facilmente. Mentre i nostri facciamo più fatica a vederli.

Educare significa anche proteggere l’altro, ma in ogni cosa bisogna dare sempre la giusta dose perché o l’eccesso da una parte, perché se si protegge troppo è come proteggere gli stupidi, però una sana protezione è anche espressione di amore, di attenzione, io faccio attenzione a te perché l’altro ti può danneggiare. Questo è importante perché anche questo rientra, noi possiamo essere bravi a dare questo, quello, però dobbiamo anche imparare a proteggere, perché nel momento in cui noi proteggiamo noi stessi e gli altri, aiutiamo i figli e chi stiamo educando a proteggersi a loro volta.

Genitori non ci si improvvisa, si cresce, si impara a fare i genitori. Bisogna avere anche rispetto del loro silenzio perché anche attraverso il corpo loro esprimono il disagio. Bisogna capire quando è il momento giusto e comunque tutto va fatto nella giusta dose. Non è semplice e non esiste una ricetta pronta, ma tutto purtroppo si impara sulla propria pelle. Un’altra cosa riguarda le aspettative: quando si educa ci si aspetta, e questo è negativo perché se noi ci aspettiamo qualcosa dall’altro, se l’altro non risponde alle nostre aspettative rischiamo di sentirci delusi, e di esprimere la nostra delusione. Cos’è che ci delude di più? Più l’altro o più noi? Più l’altro, ci delude, che non risponde alle nostre aspettative, o siamo più noi? Quindi siamo noi che ci facciamo male, che ci danneggiamo, perché cerchiamo qualcosa che vogliamo noi da  qualcun altro. Allora perché predisporre un futuro per l’altro, e non lasciare che l’altro segua il proprio percorso in base al proprio bisogno, alle proprie predisposizioni, alle proprie  necessità?

Dott. Salvatore IANNUZZI neuro-psichiatra infantile:

uno dei motivi per cui si rivolgono i genitori a noi è quello dell’insuccesso scolastico. La maggior parte dei nostri bambini producono un insuccesso scolastico perché hanno problematiche di tipo neuro psicologico cioè disturbi nella capacità di comprendere le prove delle attività scolastiche. (…) La dislessia è difficoltà nella lettura e nella comprensione di un testo scritto, incapacità di calcoli, incapacità a interiorizzare le norme ortografiche. Vi sembrerà strano ma né gli insegnanti né le strutture sanitarie le riconoscono, e spesso questi bambini passano nelle liste di bambini handicappati, mentre sono completamente normali. Dalla dislessia si può guarire, ossia si può praticare una condizione di abilitazione. Ma da che cosa deriva la dislessia? C’è la spiegazione di ordine genetico, nell’ambito del sesso maschile, ma se anche vogliamo fare l’ipotesi di un gene, non è ancora possibile farlo. L’ipotesi più gettonata è quella lesionale, cioè lesioni del cervello che si verificherebbero nel corso della gravidanza, minacce d’aborto, ipossigenazione del cervello fetale, una ferita che va a interrompere quel circuito neuronale che è preposto a decodificare, leggere, comprendere. Tutti i neuroni coinvolti in questa decodificazione devono essere perfettamente funzionanti.

 

 Danno cerebrale minimo cioè non identificabile con strumenti diagnostici ma che va però ad interferire con il processo della lettura. Ma come facciamo a capire che un bambino è affetto da dislessia? Quoziente intellettivo normale, soggetto con intelligenza normale, ma legge ad alta voce e in modo scorretto. Quando il bambino legge è come se facesse uno sforzo, è come se portasse un grosso peso con sé. Difficoltà nell’ortografia e nel calcolo dei numeri. Legge con grande fatica, legge cambiando, confonde la emme con la enne, la pi con la bi, letterine simili dal punto di vista grafico, oppure omette o inverte le sillabe, invece di mad dam, o domani doni, molto spesso non riesce a decodificare la parola e la cambia con una parola simile, aereo – auto, e viceversa. Al bambino viene fatto leggere un testo, gli si chiede cosa è contenuto nel testo, è incapace di riferirlo. Oppure quando lo invitate a leggere il bambino si mostra riluttante, tende a correggersi da solo ma questo gli provoca dei disturbi associati. Lateralizzazione, uso dell’occhio destro, braccio destro, gamba destra, iperattività, ansia, disturbi del linguaggio, linguaggio infantile o erre moscia. Il bambino mostra insicurezza perché non sa di riuscire nell’esperienza scolastica e l’insicurezza potrebbe diventare patologica. A volte c’è l’enuresi notturna che si verifica nei casi di traumi psicologici quali possono essere la nascita di un fratellino, un lutto in famiglia, o l’ingresso a scuola. Ecco allora che la dislessia, che è una condizione non drammatica, può diventare una malattia vera e propria nei nostri bambini. Io propongo una riflessione: sono un bambino intelligente, comprendo le cose che sento a scuola, ho difficoltà però a leggere. Mia madre, allarmata dall’insegnante, mi porta dal neurologo e mi viene messa l’insegnante di sostegno. Il futuro del bambino è stato segnato dalla dislessia o da questa iniziativa della società? Sicuramente da questa iniziativa.

 

 Ci sono gridi d’allarme, perché non siano candidati a un futuro di depressi, di ansiosi, nevrotici, insoddisfatti. La diagnosi la possono fare anche i genitori, perché i migliori medici dei loro figli sono proprio i genitori. Partiamo dall’anamnesi: se so di avere avuto minacce d’aborto, se l’insegnante mi ha detto che presentava difficoltà di linguaggio, ho l’obbligo di pensare a una condizione dislessica, sarà poi lo specialista a capire se poi effettivamente può essere dislessico. Perché è importante? Perché debbo escludere che abbia un disturbo più grave. Indagini strumentali: encefalogramma, perché esistono le assenze, con lo sguardo fisso. Valutazione psicometrica, test intellettivi.